giovedì 9 giugno 2022

Scheda su Giuseppe Di Vittorio

A cura di Aldo Cannas

Giuseppe Di Vittorio nasce a Cerignola il 13 agosto del 1892 in una famiglia di braccianti.
A 10 anni, con la morte del padre, è costretto ad abbandonare la scuola elementare per poter dare un supporto alla famiglia nel lavoro dei campi.
A 12 anni “tocca con mano” direttamente la repressione della polizia quando in una manifestazione a cui partecipava vengono uccisi quattro lavoratori.
Partecipa già da ragazzo alla vita politica di Cerignola nel movimento socialista e a 18 anni, nel 1910, diventa segretario del circolo giovanile socialista, che prende il nome di “XIV maggio 1904” (in ricordo di quell’eccidio a cui aveva assistito anni prima).
Nel 1912 nasce, da una scissione della CGL l’Unione Sindacale Italiana e Di Vittorio l’anno successivo è membro del Comitato Centrale. Nello stesso periodo è Segretario della Camera del Lavoro di Minervino Murge.
Nel giugno 1914, come reazione all'eccidio di tre manifestanti avvenuto ad Ancona ad opera della forza pubblica, scoppia una insurrezione popolare (nota come “Settimana rossa”) che si estende a diverse regioni d’Italia. Di Vittorio è ricercato dalla polizia e si rifugia a Lugano.
Con lo scoppio della guerra viene richiamato alle armi e verrà congedato solo a metà del 1919.
Dopo la guerra si intensifica lo scontro di classe nel paese che nel sud assume essenzialmente la forma di lotta contro il latifondo e per la socializzazione delle terre a cui si contrappone la reazione, anche armata, dei proprietari terrieri e del nascente fascismo insieme con quella dello Stato: il 10 aprile 1921, dopo uno sciopero generale regionale, Di Vittorio viene arrestato e tradotto nelle carceri di Lucera (FG).
In questo periodo particolarmente combattuto (ricordiamo i nove lavoratori uccisi dai fascisti a Cerignola) Di Vittorio viene candidato come indipendente nelle liste del PSI per la Camera dei Deputati e viene eletto.
Ormai il movimento operaio e contadino è sulla difensiva, sovrastato dalla violenza fascista e dalla repressione dello Stato, ma il suo impegno continua ottenendo anche apprezzabili risultati, come a Bari dove un ampio schieramento di forze (socialisti, comunisti, sindacalisti, anarchici, arditi del popolo) tiene in scacco i fascisti fino all’ottobre del 1921.
Alla fine del 1922 si trasferisce a Roma e due anni dopo incontra Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti. Da questo incontro nasce l’adesione al Partito Comunista d’Italia e il conseguente avvio di un’interessante lavoro con il conterraneo Ruggero Grieco per gettare le basi di un’organizzazione autonoma dei contadini italiani, in primo luogo nelle regioni meridionali ma ormai ci si avvia verso un lavoro di tipo clandestino vista l’inagibilità legale democratica che si è determinata nel paese.
Dal 1928 al 1930 rappresenta il PCd’I presso l’Internazionale Contadina a Mosca e nel 1930 va
a Parigi col gruppo dirigente del PCd’I e per assumere l’incarico di responsabile della CGIL clandestina.
Nel 1936, a seguito del colpo di stato guidato dal generale Emilio Mola, scoppia la guerra civile in Spagna e Di Vittorio (col nome di battaglia “Nicoletti” e con il ruolo di commissario politico) partecipa all’organizzazione delle Brigate Internazionali insieme con Andrè Marty e Luigi Longo (Gallo) e ed altri dirigenti.
Nel 1939 dirige il quotidiano antifascista “La voce degli italiani”, nato con l’obiettivo di mettere insieme diverse espressioni politiche e sociali della lotta al fascismo.
Il 10 febbraio 1941 è arrestato a Parigi dai tedeschi e, consegnato alle autorità italiane, viene condannato a 5 anni di confino che sconta sull’isola di Ventotene.
Nell’agosto del 1943 viene liberato e partecipa alla lotta di Liberazione. Il suo impegno principale sarà rivolto alla costituzione di un sindacato unitario, che avviene nel 1944 con il Patto di Roma (firmato con Achille Grandi per i democristiani e Emilio Canevari per i socialisti). 
Della CGIL unitaria sarà il Segretario Generale; successivamente, dopo la scissione del 1948 ad opera dei democristiani, seguiti poi da repubblicani e socialdemocratici, rimarrà segretario della Cgil fino alla sua morte.
Nel PCI è confermato membro del Comitato Centrale e della Direzione nel V congresso del gennaio '46, nel VI Congresso del 1948 e nel VII del 1955.
Nel 1946 viene eletto deputato dell’Assemblea Costituente. Fu membro della terza sottocommissione e a lui si deve un contributo decisivo nella formulazione, sia dell'art. 40 in materia di sciopero, sia soprattutto dell'art. 39, riguardo al rapporto tra la libertà di associazione e la procedura di stipula dei contratti collettivi.
Viene poi rieletto deputato nella circoscrizione di Bari-Foggia per le prime due prime legislature repubblicane nelle elezioni del 1948 e del 1953.
Nel 1953 viene eletto presidente della FSM (Federazione Sindacale Mondiale).
L’affermazione del valore sociale e culturale del lavoro è stato il principio che ha sempre ispirato e accompagnato l’azione sindacale di Di Vittorio; l’autonomia, la democrazia e l’unità del sindacato sono stati i suoi principali obiettivi.
Giuseppe Di Vittorio muore il 3 novembre del 1957 a Lecco, al termine di un incontro con i delegati sindacali della Camera del Lavoro