Il nord si sposta ancora di più a destra, quella di FdI.
Il sud con Palermo lancia un segnale inquietante. Riemerge con forza il voto di scambio, quello controllato dalla mafia.
Tre elementi che segnalano comunque un dato comune: quella parte delle fasce popolari che ancora votano scelgono la destra, mentre 5 Stelle sprofondano e la sinistra ancora una volta non è pervenuta.
Mettiamoci poi l'altissima astensione, oltre il 10 per cento in più rispetto alle scorse amministrative che evidenzia il drammatico crescente divario tra paese reale e le istituzione e il sistema politico. Emerge ormai con chiarezza che siamo ben oltre alla pallida democrazia, ma in un sistema a-democratico dominato dal capitale finanziario di cui il Pd è il perno e che lega le sue sorti all'atlantismo e a una economia di guerra.
Ci sarebbe la necessità di una forte sinistra che ponga un no chiaro all'invio delle armi all'Ucraina e alle sanzioni economiche contro la Russia, anticamera di una economia di guerra che alimenta l'inflazione, dopo una fase pandemica in cui forte era la recessione, che ora diviene ancora più grave.
Crescono le disuguaglianze sociali, la povertà e la disoccupazione, mentre il nostro sistema produttivo è in seria difficoltà. Ci vorranno anni prima che il Paese si riprenda e per ridare una prospettiva di crescita economica e sociale. Noi siamo oggi chiamati a fare questa attraversata nel deserto per ricostruire una sinistra di trasformazione verso la libertà, la giustizia sociale e il progresso. Ma ora occorre combattere contro la stretta autoritaria in atto in nome proprio di questa libertà, giustizia sociale e progresso.