La polemica.
Riceviamo e pubblichiamo.
Anche se non condividiamo questo articolo non siamo dei censori. Abbiamo solo il rammarico che Leonardo Caponi ci abbia inviato un articolo in cui ha cambiando il titolo e rimaneggiato un po' un suo scritto uscito già da diversi giorni sul suo profilo Fb, mentre poteva scrivere - come gli avevamo chiesto - un pezzo corposo di riflessione e di critica sul Congresso della CGIL. Insomma dire la sua sviluppando e meglio definire la sua posizione. È questa ci pare una mancanza di considerazione di questo Blog che non è un terminale di seconda mano di tutto quello viene promosso in Fb. E di questa poca considerazione ci dispiace. Avremmo potuto per questa ragione non pubblicarlo ma non lo abbiamo fatto.
Nel merito. Nella scelta precipitosa di fare polemica, Caponi appena vagamente si sofferma sull'atto politico che consideriamo il più importante dei documenti congressuali della CGIL: l'emendamento contro la guerra presentato da un gruppo di sindacalisti al documento della maggioranza, che qui riproponiamo integralmente, poiché non tutti hanno avuto la curiosità di andare a leggerlo nella Sezione "Articoli segnalati" di questo Blog.
Sarebbe stato più opportuno un confronto a tutto campo su come si sta avviando la fase congressuale della CGIL, ragionando sulla dialettica in atto al suo interno, in quanto, piaccia o no, la CGIL è di gran lunga il maggiore sindacato italiano. Era quello del resto che avevamo chiesto a Caponi. Ma si è invece preferito concentrare la critica e la polemica su aspetti che ci sembrano poco decisivi. La CGIL si confronta, pure aspramente, con tutti i partiti del centrosinistra e di sinistra che ricercano con lei una interlocuzione anche critica, e dura, ma non con modestissime formazioni che sono in totale contrapposizione e rottura con lei e non interessate a nessuna forma di dialogo.
Comunque Il Blog è per il dibattito, non ci tira indietro, quindi pubblica questo articolo auspicando comunque che possa favorire appunto il confronto
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Quello che dobbiamo chiedere alla Cgil
Di Leonardo CaponiIo credo che dobbiamo chiedere alla CGIL, che va a Congresso, di smettere di fare da organizzazione collaterale al Pd e di sostenere, anzi addirittura promuovere, il cosiddetto campo largo. Forse nemmeno ai tempi della cinghia di trasmissione si registrava un sindacato così appiattito e funzionale ad una formula politica. La CGIL deve rappresentare sindacalmente tutti i lavoratori, anche quelli che simpatizzano per altre coalizioni e se vuole avere un’interlocuzione politica, meno che con i fascisti, la deve avere con tutti. Quello che è accaduto all’incontro “il lavoro domanda” è molto grave. È grave intanto il carattere discriminatorio verso i partiti comunisti al di fuori del Prc i quali, per quanto brutti e storti possano essere, esistono e, tra tutti, prendono mini percentuali elettorali non dissimili da quelle del Prc, di Si, di Art. 1 e di Renzi e, forse, Calenda. È grave perché l’ineffabile ex rivoluzionaria pentita, Annunziata, per conto evidente degli organizzatori, ha dato la patente di sinistra ad alcuni di quelli che, compreso il Pd, hanno applicato, in questi anni insieme alla destra, programmi liberisti e antipopolari, divelto i diritti e le conquiste dei lavoratori e promosso la liberalizzazione economica selvaggia e la precarizzazione del lavoro. Un mondo alla rovescia. Mi da i brividi e mi fa arrabbiare con la CGIL che questi qui che, in luce di verità, dovrebbero figurare come avversari o controparte dei lavoratori, vengano accreditati come loro amici.
Credo infine che dobbiamo chiedere alla CGIL di aprire una qualche interlocuzione e un rapporto con i cosiddetti sindacati di base e impegnarci noi stessi del Collettivo e di questo blog, a fare da tramite tra il sindacato “ufficiale” ben vestito e quello vestito male. Loro lavorano per il campo largo liberale, noi lavoriamo per l’Unione della sinistra.
Non lo so, dubito che sarà possibile, ma se lo fosse, quello di costituire nella CGIL una tendenza organizzata su questa linea, sarebbe una cosa utile. Intanto iniziamo a discuterne.