giovedì 14 luglio 2022

Quello che dobbiamo chiedere alla Cgil

La polemica.

Riceviamo e pubblichiamo.

Anche se non condividiamo questo articolo non siamo dei censori. Abbiamo solo il  rammarico che Leonardo Caponi ci abbia inviato un articolo in cui ha cambiando il titolo e rimaneggiato un po' un suo scritto uscito già da diversi giorni sul suo profilo Fb, mentre poteva scrivere - come gli avevamo chiesto - un pezzo corposo di riflessione e di critica sul Congresso della CGIL. Insomma dire la sua sviluppando e meglio definire la sua posizione. È questa ci pare  una mancanza di considerazione di questo Blog che non è un terminale di seconda mano  di tutto quello viene promosso in Fb. E di questa poca considerazione ci dispiace. Avremmo potuto per questa ragione non pubblicarlo ma non lo abbiamo fatto.

Nel merito. Nella scelta precipitosa di fare polemica, Caponi appena vagamente si  sofferma  sull'atto politico che consideriamo il più importante dei documenti congressuali della CGIL: l'emendamento contro la guerra presentato da un gruppo di sindacalisti al documento della maggioranza, che qui riproponiamo integralmente, poiché non tutti hanno avuto la curiosità di andare a leggerlo nella Sezione "Articoli segnalati" di questo Blog. 

Sarebbe stato più opportuno un confronto a tutto campo su come si sta avviando la fase congressuale della CGIL, ragionando sulla dialettica in atto  al suo interno, in quanto, piaccia o no, la CGIL è  di gran lunga il maggiore sindacato italiano. Era quello del resto che avevamo chiesto a Caponi. Ma si è invece preferito concentrare la critica e la polemica  su aspetti che ci sembrano poco decisivi. La CGIL si confronta, pure aspramente, con tutti i partiti del centrosinistra e di sinistra che  ricercano con lei una  interlocuzione anche critica, e dura, ma  non con  modestissime formazioni che sono in totale contrapposizione e rottura con lei e non interessate a nessuna forma di dialogo.

Comunque Il Blog è  per il dibattito, non ci tira indietro, quindi pubblica questo articolo auspicando comunque che possa  favorire appunto il confronto 

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Quello che dobbiamo chiedere alla Cgil

Di Leonardo Caponi

Io credo che dobbiamo chiedere alla CGIL, che va a Congresso, di smettere di fare da organizzazione collaterale al Pd e di sostenere, anzi addirittura promuovere, il cosiddetto campo largo. Forse nemmeno ai tempi della cinghia di trasmissione si registrava un sindacato così appiattito e funzionale ad una formula politica. La CGIL deve rappresentare sindacalmente tutti i lavoratori, anche quelli che simpatizzano per altre coalizioni e se vuole avere un’interlocuzione politica, meno che con i fascisti, la deve avere con tutti. Quello che è accaduto all’incontro “il lavoro domanda” è molto grave. È grave intanto il carattere discriminatorio verso i partiti comunisti al di fuori del Prc i quali, per quanto brutti e storti possano essere, esistono e, tra tutti, prendono mini percentuali elettorali non dissimili da quelle del Prc, di Si, di Art. 1 e di Renzi e, forse, Calenda. È grave perché l’ineffabile ex rivoluzionaria pentita, Annunziata, per conto evidente degli organizzatori, ha dato la patente di sinistra ad alcuni di quelli che, compreso il Pd, hanno applicato, in questi anni insieme alla destra, programmi liberisti e antipopolari, divelto i diritti e le conquiste dei lavoratori e promosso la liberalizzazione economica selvaggia e la precarizzazione del lavoro. Un mondo alla rovescia. Mi da i brividi e mi fa arrabbiare con la CGIL che questi qui che, in luce di verità, dovrebbero figurare come avversari o controparte dei lavoratori, vengano accreditati come loro amici.
Io credo che dobbiamo chiedere alla CGIL di cambiare politica. Sono in corso vari movimenti in vista del Congresso, anche con un po’ o forse molta confusione, ma noi non dobbiamo perderci dietro i dibattiti bizantini, i sofismi politicisti e spesso poco nobili di vari gruppi. Un esempio di quel che dico (se ho capito bene, se no mi scuserò e correggerò in seguito, ma credo aver capito bene) è l’incredibile giro di valzer di un gruppo di compagni e dirigenti i quali dissentono sulla guerra presentando un documento integrativo o aggiuntivo (mai sentito niente del genere), ma saldamente rimangono nella maggioranza landiniana schierata con i partiti campioni della politica guerrafondaia. Landini doveva fare sfracelli e invece si è adeguato al carro nel verso che tira. Io credo che chi la pensa come noi dovrebbe sostenere una posizione che, glissando sulla questione Putin si, Putin no, che non è a mio giudizio non è dirimente, imponga la cessazione dell’invio di armi, la fine immediata della guerra con una trattativa offerta dagli organismi internazionali, l’uscita dell’Italia dalla Nato e lo scioglimento di questa ultima. Io credo che dobbiamo chiedere e proporre che la CGIL torni ad assumere il volto e l’identità di un sindacato di classe. Dalla fine degli anni ’70 con Lama, la CGIL ha assunto un carattere concertativo mai più dismesso. È da quegli anni che accetta politiche di moderazione salariale in cambio della fallace promessa di presunti e mai avvenuti, sviluppo e occupazione. IL segno della fine di quella politica penalizzante per le masse lavoratrici, deve essere, in concreto e sul serio il rilancio delle piattaforme e delle lotte per gli aumenti dei salari, degli stipendi e delle pensioni. Bisogna aprire su questo fronte una nuova, grande, stagione. Io penso che il limite maggiore dei gruppi radical, massimal socialisti e lussemburghiani che guidano la sinistra oggi, sia quello di insistere sul solo versante della distribuzione della ricchezza, con misure assistenziali (il reddito di cittadinanza come esempio) che, perseguite da sole, dividono il (uso una parola antica, ma ancora attuale) proletariato dal fronte, potenzialmente loro alleato, dei “poveri” il quale, tendenzialmente di per se, è portato ad essere massa di manovra della destra.
Credo infine che dobbiamo chiedere alla CGIL di aprire una qualche interlocuzione e un rapporto con i cosiddetti sindacati di base e impegnarci noi stessi del Collettivo e di questo blog, a fare da tramite tra il sindacato “ufficiale” ben vestito e quello vestito male. Loro lavorano per il campo largo liberale, noi lavoriamo per l’Unione della sinistra.
Non lo so, dubito che sarà possibile, ma se lo fosse, quello di costituire nella CGIL una tendenza organizzata su questa linea, sarebbe una cosa utile. Intanto iniziamo a discuterne.
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Riproponiamo l'emendamento aggiuntivo al documento congressuale di maggioranza della CGIL sulla guerra presentato da  un gruppo di sindacalisti.