sabato 9 luglio 2022

Verso il congresso CGIL

Di La Giraffa rossa

Premessa. 

La CGIL, nonostante i tanti limiti, fenomeni di odiosa burocratizzazione e di eccessiva moderazione, resta pur sempre la unica organizzazione di massa del Paese. Ogni sua scelta, in positivo o in negativo, ha un enorme peso politico e sociale. La CGIL è un sindacato pertanto che continua ad avere una grande influenza nella dialettica politica e sociale. Non riconoscerlo sarebbe un errore esiziale, da piccolo gruppo minoritario. Ovviamente non è esente da critiche, anche durissime.

La CGIL ha avviato la sua fase congressuale. Quattro, per ora, a me sembrano le iniziative più significative di questa fase.

La prima. La presentazione di due documenti, il primo della Segreteria nazionale, il secondo da un gruppo di sindacalisti della minoranza.

La seconda. La presentazione da parte di un gruppo di sindacalisti di un emendamento aggiuntivo contro la guerra al documento della Segreteria nazionale (un emendamento che in questo Blog è stato fortemente valorizzato e che troverete in archivio  nella Sezione Articoli segnalati).

La terza. Il patto di resistenza costituzionale tra la Fiom e l'Anpi a cui non si è data la giusta pubblicità e importanza. Ma non è un patto da poco conto rispetto alle pressioni subite dall'Anpi proprio sul tema della guerra 

Infine, la quarta iniziativa è stato il confronto tra Landini e i Segretari di tutti i partiti del centrosinistra, in più con il Segretario del PRC.

Seguo questo ordine nelle mie riflessioni critiche.

Il secondo documento pone con forza la questione della concertazione che con il governo Draghi è andata sempre di più degenerando. Dalla situazione se ne esce con una ripresa forte della conflittualità. L'analisi sarebbe anche giusta peccato che non si indica in concreto la via per rilanciare conflitti e vertenze sindacali. La spia di questa impotenza propositiva è rappresentata dal fatto che non vi è nessun richiamo alla questione delle rappresentanze e alla necessità di regolare la elezione delle RSU con una legge che garantisca la piena democrazia nei luoghi di lavoro, una testa un voto. Si critica la CGIL per un alto tasso di burocratizzazione,

addirittura per alcune torsioni autoritarie, ma non si va oltre la denuncia. Nei fatti si accetta questo dato di fatto. La questione delle rappresentanze e della democrazia sindacale è rimossa.

Si dirà che pure nel primo documento non vi è un richiamo a una legge democratica delle rappresentanze. È vero. Le RSU pienamente rappresentative mettono in discussione la concertazione. Una legge tale quindi  non la vuole  purtroppo nessuna della tre Confederazioni, ma neppure la minoranza della CGIL o il cosiddetto sindacalismo di base. Occorre chiedersi il perché. Tutti predicano uno sviluppo della democrazia sindacale, ma nessuno seriamente pratica questa linea. La minoranza della CGIL, come del resto il sindacalismo di base, sanno che una legge che regoli in termini democratici la elezioni delle RSU spazza via un po' di apparati ma anche le  minoranze molto rumorose ma inconsistenti.

Il tema della elezione democratica e regolata con legge delle RSU,  rimuove la rendita di posizione delle tre Confederazioni e nel contempo mette in luce la reale consistenza delle organizzazioni extra-confederali. Dunque è una questione che non può essere lasciata alla iniziativa sindacale. Forti sono le resistenze conservatrici al rinnovamento della funzione di rappresentanza del sindacato nei luoghi di lavoro. È un tema che dovrebbe impegnare in primo luogo la politica, ma il sistema politico italiano non ha nessuna interesse a ridare centralità al mondo del lavoro, anzi tenta, con la deriva della concertazione, di rendere ancora più marginale il suo ruolo. E la CGIL vive drammaticamente questa contraddizione, tra necessità di tutelare il mondo del lavoro e l'esigenza  di mantenere degli equilibri interni, e pure fuori con le altre Confederazioni e con la politica.

Sulla guerra entrambi i documenti sono deboli. Ma il documento di minoranza va ben oltre. Addirittura  sposa tesi per molti versi inquietanti e pericolose. Infatti, fa sua l'analisi della piena solidarietà alla resistenza del popolo ucraino contro la "criminale politica imperialistica di Putin", rimuovendo non solo la questione strategica della necessità di realizzare un nuovo ordine mondiale multipolare, ma anche  indebolendo in questo modo il fronte contro l'aggressività atlantista e Nato e di conseguenza della lotta  contro la guerra e dell'invio delle armi all'Ucraina.

Anche il documento della Segreteria nazionale contiene aspetti di debolezza di analisi e di proposta. Ma ribadisce la contrarietà della CGIL all'invio delle armi e al riarmo, anche se non fa una scelta netta sulla questione dell'aumento delle spese militari sino al 2% del PIL. Su questo punto emerge il limite delle indicazioni del documento. Un Paese come l'Italia, avviato verso la recessione e la riduzione del tessuto produttivo e dell'occupazione, con una inflazione galoppante, e dove nel frattempo le spese per la sanità, istruzione, prevenzione, per i diritti sociali e civili, vengono tagliate, dove si riducono salari e pensioni mentre aumenta enormemente il costo di luce e gas, non può assolutamente intraprendere la strada delle sanzioni contro la Russia abbracciando una economia di guerra. Il documento avrebbe dovuto, senza timidezze, porre con forza la questione delle sanzioni. Però non si deve fare l'errore di considerare Landini un Segretario in continuità con la Camusso.  La situazione, dalla Pandemia alla guerra, è  totalmente inedita e sta ponendo alla CGIL problemi nuovi, complessi e impegnativi, che probabilmente non era preparata ad affrontare.

In questa fragilità, sono al secondo punto, si inserisce l'emendamento presentato sulla guerra al primo documento da parte di un gruppo di sindacalisti. Emendamento aggiuntivo va sostenuto e votato. Primi firmatari Botti e Brotini. Va sostenuto e votato poiché indica, a me pare, alla CGIL  la via da seguire.

Nell'emendamento si legge:"Questa guerra non nasce dal nulla, è stata organizzata, concepita e realizzata nel corso di un ventennio. Da almeno sette anni gli Usa, la Nato e il Regno Unito hanno armato sino ai denti  l'esercito ucraino e fornito militari con i loro istruttori". E più avanti si sostiene:"Per fermare la guerra, per una pace duratura, per la sicurezza globale di prospettiva il multilateralismo e la cooperazione alla pari, oltre che una opportunità, sono sempre più una necessità". Insomma, l'emendamento pone con forza il tema di un nuovo ordine mondiale multipolare. Ma per sostenerlo occorre votare il documento di maggioranza. Ora è vero che il documento della minoranza contiene una critica più puntuale della concertazione  e quindi  auspica una forte ripresa della conflittualità sociale. Ma l'analisi che fa sulla guerra mette in discussione di fatto questa critica. Non è solo questione geopolitica, legata a una diversa visione del mondo, che per me sarebbe già sufficiente per non votarlo, ma riguarda pure questioni economiche e sociali. Non vedere che una economia di guerra ha un impatto devastante sulla sfera sociale, non cogliere che l'atlantismo imposto dagli Usa mette in discussione  ciò che resta del welfare in Italia, non è aspetto meramente ideologico, ma politico e sindacale.

No, nonostante limiti e carenze, è decisamente meglio il primo documento con l'aggiunta dell'emendamento sulla guerra.


Vengo al terzo punto. Al Patto Fiom e ANPI. È un patto politicamente rilevante. Per l'Anpi a cui  offre maggiori tutele contro la scorribande del PD per mettere in discussione i suoi vertici dopo che hanno  preso una coraggiosa posizione contro la guerra. È un patto vantaggioso pure per la Fiom poiché  le mette a disposizione uno strumento politico in più per ampliare il suo consenso nel mondo del lavoro, in particolare su temi costituzionali su cui l'Anpi giustamente si sente garante, come l'articolo 11, l'Italia ripudia la guerra. Peraltro sono convinto che la Fiom abbia concordato l'iniziativa con Landini. Quello che non ha potuto fare la CGIL lo ha fatto la Fiom, Federazione che sostiene fortemente la Segreteria della CGIL. È una iniziativa che ha una forte valenza politica da non sottovalutare come da più parti invece si è fatto. È un segnale politico che conferma che la CGIL, nonostante tutto, non è appiattita sul PD e che ha una sua dialettica interna estremamente interessante anche se non sempre si riesce pienamente a coglierla.

Infine, l'ultimo punto, l'incontro di Landini con i segretari del centrosinistra e del PRC. Qualcuno ha sostenuto che ha fatto male a non  invitare i  partitini della sinistra radicale e comunista. Ma queste formazioni non hanno nessun rapporto o interlocuzione con la CGIL. Si contrappongono nettamente e a volte rozzamente alla sua azione. Perché allora dovevano essere invitate? Un"altra critica è che al confronto non siano stati invitati i partiti del centrodestra. Su questo punto si può discutere. A me pare però saggia la scelta fatta. So bene che Letta, Calenda e Renzi tutto sono meno che dei grandi sostenitori della CGIL. Anzi.Ma è esigenza di un grande sindacato quella di discutere e confrontarsi con tutto lo schieramento del centrosinistra. È giusto, è sacrosanto. Caso mai il problema sono i contenuti del confronto e non il confronto in quanto tale. E proprio sui contenuti sono emerse le fragilità della CGIL. Non si tratta di un suo allineamento al PD. A me sembra più una forma esasperata di mediazione che tiene soprattutto  in considerazione il peso del PD dentro e fuori dalla CGIL e quale rapporto stabilire con CISL e UIL e infine con la politica e il Governo.


In conclusione. Non si può chiedere alla CGIL di cavalcare lo slogan fuori l'Italia dalla NATO. Non è il suo compito.Questo caso mai lo deve fare la politica. Ma si potrebbe chiedere a lei, come del resto a Conte, maggiore coraggio contro le scelte politiche, economiche e sociali del Governo Draghi.Questo è il vero snodo del Congresso.

Le grandi questioni, gli scontri geopolitici e strategici riguardano anche un sindacato di massa, la CGIL. Non può essere spettatrice di quello che avviene in Europa e nel mondo.  Dunque, il Congresso dovrà necessariamente dire qualcosa di più, oltre ai diversi documenti congressuali. Di questo non dico di avere  certezze, ma la discussione  mi pare che sia di fatto in essere. È evidente allora che questa discussione non si svilupperà attraverso  un documento alternativo, concepito da gruppetti trozkisti o estremamente minoritari. Ma la si otterrà con un confronto vero. L'obiettivo è di ridimensionare e possibilmente isolare  le posizioni più atlantiste e filo PD . Ecco perché nonostante le  aspre critiche occorre ribadire un pieno sostegno alla unica organizzazione di massa del Paese contribuendo a favorire il formarsi di un equilibrio  più spostato a sinistra.