
Altro che grande mobilitazione: ieri, 23 novembre 2025, a Roma, nel rione dell'Esquilino, si è consumata l’ennesima farsa del fronte guerrafondaio guidato da Carlo Calenda. Una piazza convocata con toni epici, ma riempita da meno di cento persone. Una manifestazione così vuota che perfino i piccioni si sono rifiutati di partecipare.
Ci avevano annunciato un evento ‘storico’, una risposta popolare al presunto disimpegno degli Stati Uniti, ma in realtà abbiamo assistito a una triste riedizione del “C’eravamo in quattro, compresi i parenti”. E, come se non bastasse, anche stavolta i media hanno accuratamente evitato di raccontare il flop: meglio edulcorare che mostrare il deserto politico che circonda questi professionisti della retorica bellicista.
Persino alcuni protagonisti, come la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, hanno scelto la prudente distanza di un collegamento da Bruxelles. Dal sicuro tepore della capitale belga ha annunciato che sta lavorando a una mobilitazione in tutte le capitali europee. Un progetto ambizioso, non c’è dubbio: dopo Roma, dove non si è superata la quota ‘condominio’, non oso immaginare cosa accadrà a Berlino, Madrid o Parigi. Forse una riunione di quartiere con vista monumenti?
La verità è semplice: l’Italia deve smettere di essere il megafono della NATO e tornare a essere promotrice di diplomazia, cooperazione internazionale e disarmo multilaterale. Gli italiani non si riconoscono in chi confonde la pace con la corsa al riarmo, né in chi sogna un’Europa che parla soltanto il linguaggio delle armi. Lo dimostra questo fallimento, come lo dimostrava quello di Torino due settimane fa, dove i contestatori della conferenza del professor Angelo D’Orsi erano talmente pochi da poter entrare in un monolocale.
Gli italiani hanno più buon senso dei loro aspiranti strateghi. Non credono ai generali da talk show e non hanno alcuna intenzione di essere trascinati in un’ennesima avventura militare che non li rappresenta.
E se Calenda, Casini e la Picierno pensano davvero di poter costruire un fronte europeo della guerra partendo da una piazza semivuota, consiglierei loro di fare il primo passo indispensabile: trovare almeno i partecipanti. Per ora, la loro mobilitazione resta un progetto ambizioso… ma solo sulla carta. Molto sulla carta.