di Antonio Castronovi
La grande “alleanza nazionale di governo” a sostegno della guerra della NATO si è disciolta nel caldo sole di luglio. Siamo tornati, come nel gioco dell’oca, ai punti di partenza del dopo elezioni di quattro anni fa. Centro destra, PD-area centrista e M5S ad occupare i tre poli del sistema politico italiano, che si ripresentano in competizione tra loro con una differenza: il M5S di Conte si presenta con una caratterizzazione più marcata sui temi sociali e sulla posizione della guerra, meno incline ad armare l’Ucraina e meno prona ai voleri e ai diktat della NATO. Si voterà il 25 settembre.
Intanto la guerra prosegue e non offre spazi per una soluzione pacifica, impossibile data la posta in gioco, vitale per motivi opposti, sia alla Russia, da cui dipende in gran parte il destino del multipolarismo, sia al blocco anglosassone che reputa vitale per i suoi interessi strategici il mantenimento dell’ordine unipolare e la sconfitta della Russia.
Da ciò il rischio di un conflitto lungo e pericoloso, di una guerra mondiale ibrida che accompagnerà l’avvento di una nuova architettura dei poteri nel mondo, politico-militari, economici, commerciali, finanziari che interesseranno anche altri luoghi e aree di crisi: Asia, Medio-Oriente, Africa, Sud America. Potrà durare una intera fase storica di transizione dolorosa costellata da guerre e conflitti sanguinosi.