D’altronde occorre avere in mente la storia. Lenin trasforma la fazione bolscevica del Partito socialdemocratico russo in Partito comunista e fonda sulla spinta dell’Ottobre l’Internazionale perché è certo del trionfo anche in Occidente, nel breve periodo, della rivoluzione. I partiti comunisti non nascono dunque per condurre una battaglia di lunga lena, non era questa la prospettiva indicata dai comunisti russi, ma per fare da subito la rivoluzione in quanto imminente. I partiti comunisti, solo alcuni anni dopo la loro nascita, che tra l’altro coinciderà con la loro sconfitta in Europa, cercheranno – e solo pochi ci riusciranno – di riorganizzarsi per darsi una politica di lungo respiro, che avrebbe dovuto tenere conto del ripiegamento del Pcus, con Stalin, sul socialismo in un solo paese. In sintesi è stato questo il contesto storico che portò alla nascita dei partiti comunisti, ma questo contesto è superato e quindi sarebbe una pessima iniziativa cercare di riproporlo a distanza di un secolo, con il nuovo millennio. Non è sufficiente avere un nome e una storia gloriosa per continuare a essere necessari! Occorre rivisitare dunque una serie di categorie, elaborate da Marx, Engels, Lenin e Gramsci, ma anche dal Pci di Togliatti, magari in parte per riaffermarle, cercando però di aggiornarle, altre volte per correggerle rispetto alle trasformazioni del capitale, infine, in qualche caso, per consegnarle alla storia poiché superate. Non è mia intenzione gettare all’ortiche, come molti hanno fatto a sinistra, due secoli di storia del marxismo e di lotte del movimento operaio.
giovedì 4 agosto 2022
Questione comunista o questione della rivoluzione in Occidente?
D’altronde occorre avere in mente la storia. Lenin trasforma la fazione bolscevica del Partito socialdemocratico russo in Partito comunista e fonda sulla spinta dell’Ottobre l’Internazionale perché è certo del trionfo anche in Occidente, nel breve periodo, della rivoluzione. I partiti comunisti non nascono dunque per condurre una battaglia di lunga lena, non era questa la prospettiva indicata dai comunisti russi, ma per fare da subito la rivoluzione in quanto imminente. I partiti comunisti, solo alcuni anni dopo la loro nascita, che tra l’altro coinciderà con la loro sconfitta in Europa, cercheranno – e solo pochi ci riusciranno – di riorganizzarsi per darsi una politica di lungo respiro, che avrebbe dovuto tenere conto del ripiegamento del Pcus, con Stalin, sul socialismo in un solo paese. In sintesi è stato questo il contesto storico che portò alla nascita dei partiti comunisti, ma questo contesto è superato e quindi sarebbe una pessima iniziativa cercare di riproporlo a distanza di un secolo, con il nuovo millennio. Non è sufficiente avere un nome e una storia gloriosa per continuare a essere necessari! Occorre rivisitare dunque una serie di categorie, elaborate da Marx, Engels, Lenin e Gramsci, ma anche dal Pci di Togliatti, magari in parte per riaffermarle, cercando però di aggiornarle, altre volte per correggerle rispetto alle trasformazioni del capitale, infine, in qualche caso, per consegnarle alla storia poiché superate. Non è mia intenzione gettare all’ortiche, come molti hanno fatto a sinistra, due secoli di storia del marxismo e di lotte del movimento operaio.
giovedì 30 giugno 2022
La NATO minaccia il mondo
giovedì 23 giugno 2022
L'Occidente è davvero unito?
di Sandro Valentini
La propaganda di regime - ormai la si deve definire in questo modo - tutti i santi giorni ci parla della unità di intenti della UE e della compattezza della Nato a sostegno della Ucraina nel conflitto con la Russia. Ma le cose stanno davvero così?
A un occhio attento ci sono troppe questioni che non tornano, che quantomeno evidenziano contraddizioni sempre più acute e gravi, che potrebbero mettere in discussione il sistema politico, economico, finanziario e persino militare in Europa dal dopoguerra a oggi, e che pareva inarrestabile dopo il crollo dell'Urss.
Andiamo per grandi capitoli.
Il primo. A me pare che sia entrato in crisi, o quantomeno si è fortemente appannato, l'asse strategico tra Francia e Germania. Sono diverse le contrapposizioni tra le due maggiori potenze in diversi scenari europei e del mediterraneo. In Libia in primo luogo, dove la Germania sostiene di fatto l'iniziativa espansionistica della Turchia. Anzi, proprio con Ankara Berlino ha un rapporto privilegiato che si manifesta in tutta la sua pericolosità nella crisi turco-greca, con la Francia, al contrario, che sostiene, anche con ingenti aiuti militari, quest'ultima. È una crisi che potrebbe paralizzare e aprire problemi non di facile soluzione alla Nato.