lunedì 24 novembre 2025

Ucraina: Erano quattro gatti! La rivoluzione guerrafondaia di Calenda può attendere"


di Giovanni Barbera*

Altro che grande mobilitazione: ieri, 23 novembre 2025, a Roma, nel rione dell'Esquilino, si è consumata l’ennesima farsa del fronte guerrafondaio guidato da Carlo Calenda. Una piazza convocata con toni epici, ma riempita da meno di cento persone. Una manifestazione così vuota che perfino i piccioni si sono rifiutati di partecipare. 

Ci avevano annunciato un evento ‘storico’, una risposta popolare al presunto disimpegno degli Stati Uniti, ma in realtà abbiamo assistito a una triste riedizione del “C’eravamo in quattro, compresi i parenti”. E, come se non bastasse, anche stavolta i media hanno accuratamente evitato di raccontare il flop: meglio edulcorare che mostrare il deserto politico che circonda questi professionisti della retorica bellicista.

mercoledì 12 novembre 2025

Tra petrolio, droga e dominio: la nuova offensiva imperialista degli Stati Uniti in America Latina

 di Giovanni Barbera*

La decisione del presidente statunitense Donald Trump di inviare la portaerei Gerald R. Ford nel mar dei Caraibi e di autorizzare operazioni militari “antinarcotici” nelle acque internazionali davanti al Venezuela segna un salto di qualità nella politica aggressiva di Washington verso l’America Latina. Sotto il pretesto della lotta al narcotraffico e della difesa dei “diritti umani”, gli Stati Uniti stanno in realtà rilanciando una strategia imperialista di controllo politico e militare dell’intero continente, nel solco della tradizionale dottrina Monroe, secondo la quale l’America Latina deve rimanere “cortile di casa” degli Stati Uniti.

martedì 11 novembre 2025

Una legge di bilancio per i forti: la manovra Meloni 2026

 di Giovanni Barbera*

La legge di bilancio per il 2026, licenziata dal governo il 9 ottobre 2025, conferma un’impostazione liberista e selettiva delle priorità pubbliche. Presentata come “seria e responsabile”, dietro la retorica della stabilità si nasconde la scelta chiara di scaricare i costi della crisi sui lavoratori e sui ceti popolari, tutelando rendite e profitti. La narrazione governativa parla di una manovra utile al Paese, ma la sostanza è una politica che consolida privilegi e aumenta le disuguaglianze.

domenica 12 ottobre 2025

Il paternalismo del marxismo occidentale e la lezione dei processi socialisti nel Sud del mondo

di Giovanni Barbera

Chi vive in Occidente giudica i processi rivoluzionari dei paesi in via di sviluppo con il metro del proprio privilegio. È il riflesso di un marxismo che ha dimenticato l’imperialismo e la decolonizzazione.

C’è un tratto ricorrente in molti dibattiti “progressisti” che si sviluppano in Europa o nel resto dell'Occidente ogni volta che si parla di Venezuela, Cuba o Nicaragua: un atteggiamento di superiorità morale e culturale, travestito da analisi critica.

È la convinzione, spesso inconscia, che i popoli del Sud del mondo debbano costruire il socialismo seguendo le regole, i tempi e i valori dell’Occidente, come se la storia fosse un esame di civiltà.

martedì 23 settembre 2025

Multipolarismo ed emancipazione globale: la sfida di SCO e Sud del mondo all’Occidente



di Giovanni Barbera

La 25ª riunione del Consiglio dei Capi di Stato della Shanghai Cooperation Organisation (SCO), svoltasi a Tianjin, non è stata soltanto un appuntamento diplomatico regionale. È stata, piuttosto, la conferma che l’ordine mondiale ereditato da cinque secoli di dominio occidentale sta volgendo al termine. Russia, Cina, India e gli altri Paesi presenti hanno parlato apertamente della necessità di costruire un nuovo equilibrio globale, libero dalla morsa dell’egemonia europea e statunitense che ha segnato la modernità con orrori e devastazioni incalcolabili.

mercoledì 10 settembre 2025

Bolle speculative e riarmo: l’Europa tra crisi sociale e rischio nucleare

di Giovanni Barbera

Liquidità e crisi annunciate

Nel 2025 la finanza globale rischia di esplodere in una nuova crisi. La differenza, rispetto al passato, è che tecnologia e riarmo militare si intrecciano, trasformando risorse pubbliche e private in asset speculativi. La Federal Reserve statunitense ha mantenuto a luglio 2025 il tasso di riferimento al 4,25%, mentre la BCE lo ha ridotto al 2% a giugno dello stesso anno,. Non si tratta di livelli bassi in senso assoluto, ma le banche centrali li presentano comunque come strumenti per sostenere la crescita. In realtà, la loro politica monetaria non produce un rilancio degli investimenti produttivi. La liquidità immessa continua a confluire prevalentemente nei mercati finanziari, alimentando speculazione e rendite, piuttosto che nell’economia reale. Negli anni Novanta, prima della bolla dot-com, e tra il 2002 e il 2007, prima della crisi dei mutui subprime, le banche centrali adottarono strategie simili, con esiti disastrosi.

Nel 2000 lo scoppio della bolla tecnologica bruciò 5.000 miliardi di dollari, mentre nel 2008 il crollo dei mutui subprime provocò la più grave crisi dalla Grande Depressione. In entrambi i casi, la finanza aveva costruito castelli di carta scollegati dalla produzione reale. Oggi assistiamo allo stesso meccanismo, ma in scala più ampia e con strumenti ancora più complessi: ETF, derivati sull’IA, fondi di private equity iper-leveraggiati.

martedì 19 agosto 2025

Gli apprendisti stregoni d'Europa: esclusi da tutto, ma sempre pronti da tutto a recitare la parte dei generali

di Giovanni Barbera

E alla fine ci sono riusciti anche loro. I leader europei, rimasti a margine dei veri tavoli negoziali, hanno deciso di fare il loro ingresso in scena. Non con una proposta di pace, certo, ma con un documento che sa di ultimatum: resa della Russia o proseguimento della carneficina, con aiuti militari ed economici all’Ucraina.

Eccoli, i grandi strateghi di Bruxelles e dintorni, sempre pronti a trasformare la tragedia ucraina in una passerella diplomatica, sempre più zelanti nel proclamare la loro “solidarietà incrollabile” – che, tradotta, significa più armi, più sanzioni, più guerra. D’altronde, cosa mai potrebbero proporre dei leader che da anni hanno perso qualsiasi autonomia politica, ridotti a ventriloqui della NATO e a comparse del teatro di Washington?